Bebo Zaffagnini e “il senso del vuoto”

Per aggiungere magia allo spettacolo-evento dal titolo “IMPOSSIBILE! – L’impresa di un uomo che aveva paura” ispirato all’omonimo libro di Ilaria Mazzotti illustrato da Giuseppe Tolo – presso Arena San Domenico il 26 Agosto alle ore 21.00 - abbiamo fortemente voluto la partecipazione di un attore e performer come Bebo Zaffagnini

Bebo sin da bambino frequenta la scuola di teatro di Paolo Parmiani presso la quale studia dizione, recitazione, prosa, musical e improvvisazione.

Dal 2010 si occupa di ginnastica acrobatica e verticalismo. Dal 2012 collabora con le compagnie forlivesi QAOS, Compagnia dell’Anello e Malocchi e Profumi.

Dal 2016, tramite l’Archivio Storico Giuseppe Mengoni, porta in scena “Tracce del prezzo e del valore di un Sogno” di Anna-Maria Guccini. Seguono collaborazioni con Elsinor Produzioni e Teatro OBando per lo spettacolo “Birds”.

Dal 2020 è formatore teatrale e performer per il progetto di teatro carcere presso la casa circondariale di Forlì, con la supervisione e collaborazione di Sabina Spazzoli.

È stato diretto, fra gli altri, da Federico Bellini, Chiara Lagani, Serge Manguette, Joao Miguel e Neca Jesus, Alberto Ricci, Nicola Donati, Sabina Spazzoli, Adler Ravaioli e Davide Linari.

A Bebo abbiamo rivolto alcune domande per conoscere il suo pensiero e studio sul personaggio di Philippe Petit che interpreterà.

Quali sono le sfide che hai incontrato nell'interpretare un personaggio così iconico e straordinario come Philippe Petit?

La corsa contro il tempo è sempre la sfida maggiore. Di Petit si conosce relativamente poco, è famoso soprattutto per la sua impresa a New York ma la maggior parte delle persone non ha in mente un’identificazione forte del personaggio. Nell’ambito di un progetto simile, in cui interviene un’orchestra, una solista e una lettrice, caratterizzare un personaggio è sicuramente una sfida.


Quali aspetti della personalità di Philippe Petit hai cercato di catturare nella tua interpretazione?

Come Petit sono dedito ad una disciplina atletica: da svariati anni seguo un percorso di ginnastica acrobatica. La concentrazione, il rispetto e la percezione del proprio corpo e dei propri limiti sono aspetti che ci accomunano e che penso siano caratteristici del personaggio.


Cosa ti ha attratto di più di Philippe Petit e della sua storia che ti ha spinto ad accettare questo ruolo?

Capita spesso di non avvicinarsi volontariamente ad alcuni personaggi, direi piuttosto, come nel mio caso con Petit, che capita di inciamparci e caderci dentro; termini azzeccatissimi per la storia di un funambolo. Le imprese impossibili hanno sempre un discreto fascino su tutti noi, personalmente però mi piace scoprire gli ingranaggi che si celano dietro, la preparazione, lo studio, la modalità in cui si raccoglie la sfida lanciata dal destino.


Quali sono i sentimenti e le emozioni che provi quando ti esibisci nel ruolo di Philippe Petit? C'è un particolare momento o scena che ti tocca particolarmente?

Prima di iniziare una performance, cerco un appiglio che possa ancorarmi al personaggio e all’emozione con cui voglio giocare. Solitamente bastano poche parole, a volte anche solo una, o una canzone, un oggetto, cose semplici e facilmente reperibili. In questo caso il mio appiglio è dato da 3 semplici parole: “senso del vuoto”.
La scena che più emoziona è la preghiera pagana agli Dei, in cui Petit plasma la forma del vuoto circostante, dialoga con esso, lo invita a un nuovo incontro.


Come credi che l'interpretazione di Philippe Petit influenzerà il pubblico e quali messaggi o emozioni sperano che trasmetta loro? Quali sono le tue speranze e i tuoi desideri per il pubblico che assisterà alla tua performance come Philippe Petit?

La vita di Petit e il progetto “ Impossibile!” sono arte, non si può pretendere che tutti la capiscano. Spero però che, con questo spettacolo, alcune persone possano sentirsi incuriosite.


Qual è il messaggio più importante che pensi che Philippe Petit abbia voluto comunicare attraverso le sue gesta audaci?

“Impossibile” è solo una parola, che non può e non deve schiacciarci. A volte alcune sfide sono più complesse di altre, ma altrimenti che gusto ci sarebbe?