​Adolescenti e musica. Un rapporto stretto che aiuta il processo di crescita (parte prima)

Articolo d Annalisa Balestrieri.


La musica è di aiuto agli adolescenti perché parla per loro, dà voce ai loro pensieri, alle loro paure, li aiuta a fare chiarezza nei loro sentimenti

Ascoltare musica ha per gli adolescenti un grande valore sociale. Ascoltare la stessa musica fa sentire parte di un gruppo e il genere musicale che si condivide con il proprio gruppo finisce per diventare una parte del nostro senso di identità.

Quante volte ci capita di osservare ragazzi assorti nell’ascolto della musica, con le cuffiette collegate al cellulare? Se abbiamo figli o nipoti adolescenti ci sarà sicuramente successo di tentare di richiamare la loro attenzione sfilandogli un auricolare perché ascoltassero quello che cercavamo di comunicare loro.

Periodo difficile l’adolescenza! Si passa dalle certezze assolute dell’infanzia al rimettere in discussione qualsiasi cosa. A cominciare dalle figure più vicine, quasi sempre rappresentate da quelle genitoriali e dagli insegnanti, che da punti di riferimento indispensabili diventano quasi dei nemici, percepiti come limiti alla propria nascente autonomia.

Non si è più bambini ma non si è nemmeno adulti, non si hanno ancora gli strumenti per esserlo. Si va alla ricerca della propria identità, ci si sente confusi e fragili. Il bisogno degli adulti di riferimento e della loro approvazione è ancora forte ma contemporaneamente si tenta di sfuggire alle loro regole e di opporsi al loro modo di pensare nel tentativo di dimostrare a sé stessi che si è autonomi, che non si è condizionati dal giudizio degli adulti.

In questa età la produzione di ormoni esplode e tutto quello che accade viene enfatizzato e recepito dal cervello come estremamente importante. Tutto ciò che si prova si crede assoluto. E così è la musica: amplifica le emozioni, esalta i desideri, mette le ali alla fantasia, fa sentire liberi di immaginare e sognare.

È in questa fase che la musica assume un valore enorme, consente di confrontarsi con i propri umori che spesso, proprio a questa età, risultano essere faticosamente gestibili e difficilmente decifrabili.

Tra i 12 e i 22 anni il cervello attraversa un veloce sviluppo neurologico, tipiche degli adolescenti sono le reazioni amplificate, le situazioni enfatizzate ed estremizzate: in questo contesto l’effetto della musica assume un’importanza enorme. È proprio la grande produzione degli ormoni della crescita che dice al nostro cervello che ogni cosa è incredibilmente importante. Ascoltare musica ha per un adolescente anche un grande valore sociale. È da ragazzi che cominciamo ad ascoltare musica scelta da noi e spesso lo facciamo insieme agli amici. Ascoltare la stessa musica fa sentire parte di un gruppo e il genere musicale che si condivide con il proprio gruppo finisce per diventare una parte del nostro senso di identità.

La musica dà voce a quelle emozioni che si fatica ad esprimere.

È proprio nel confuso contesto a cui abbiamo accennato che la musica comincia a ritagliarsi uno spazio importante e ad assumere un grande valore, innanzitutto perché permette di confrontarsi con le proprie emozioni. Emozioni che spesso sono ancora sconosciute, che non si riescono a raccontare agli altri e che nemmeno a sé stessi sono chiare e decifrabili. In un certo senso si può dire che la musica è di aiuto agli adolescenti perché parla per loro, dà voce ai loro pensieri, alle loro paure, li aiuta a fare chiarezza nei loro sentimenti ottenendo un effetto rassicurante e tranquillizzante.

Per cercare di avere un quadro più completo, oltre a fare riferimento a studi e teorie sull’argomento, abbiamo chiesto l’opinione di un’adolescente e ascoltato il parere e l’esperienza personale di un giovane musicista di talento, nonché professore di lettere, che vive quotidianamente il contatto con gli adolescenti e la loro realtà guardando con un’attenzione particolare il loro rapporto con il mondo musicale.

“Se penso alla mia adolescenza – ci racconta Mico Argirò, musicista e professore – penso a disagio, timidezza, alle pene d’amore… in quei momenti per me era naturale, nemmeno una scelta, mettere su della musica che mi aiutasse, magari anche a sprofondare nella tristezza, ma che mi sostenesse”.

La musica è principalmente questo nell’adolescenza: il primo sostegno. Paradossale che sia sostegno una cosa completamente immateriale ed eterea… dopo essere sostegno però diventa strumento, strumento di reazione (tanti sono gli adolescenti che producono musica, che gridano il proprio malessere o si sfogano contro qualcuno) e strumento di aggregazione (la musica fa gruppo e il nucleo sociale sempre e in ogni contesto, dalle tribù fino alle gang, dalle religioni fino ai radical chic, si riconosce nella musica che ascolta).

Ascoltare musica è un modo per estraniarsi dal mondo e concentrarsi su sé stessi e sui propri stati d’animo. Nelle canzoni si ritrovano i propri sentimenti e questo ha un duplice effetto positivo. Da un lato fa sentire meno soli: se qualcuno ha scritto una certa canzone in cui ci si rispecchia così bene significa che anche lui ha provato le stesse emozioni. Dall’altro, consente di guardare quella stessa situazione, quell’emozione, dall’esterno, da un altro punto di vista. Permette di assegnarle un significato simbolico e di riuscire a contenerla senza esserne travolti.

Da sempre la musica è una parte fondamentale della mia vita – ci dice Susanna – mi piace tantissimo e la ascolto sempre, ogni giorno, non immaginerei nemmeno una vita senza musica. Di solito la scelta di cosa ascoltare dipende molto del mio stato d’animo, non ascolterei mai una canzone allegra se sono giù di morale o una canzone super movimentata se sono stanca. La cosa bella della musica è che si adatta ad ogni umore, ogni pensiero, è capace di tenerti sempre compagnia, infatti la maggior parte delle volte che la ascolto sono sola. La musica però è anche un’ottima consolazione nei momenti difficili, c’è stato un periodo nella mia vita che è stato duro da superare e uno dei motivi per cui sono stata meglio è stata proprio la musica. Devo dire grazie musica!

Ascoltare una canzone aiuta a rivivere un’esperienza emotiva già provata, a restare in contatto con essa rafforzando l’esperienza stessa, e la presenza di questo amico simbolico, colui che canta la canzone, diventa un sostegno che aiuta ad agevolare l’accettazione delle emozioni.

Capita spesso che questi personaggi finiscano per assumere appunto il ruolo di idoli. Diventano dei modelli da seguire perché rappresentano dei valori che l’adolescente sente di condividere, o perché hanno raggiunto degli obiettivi desiderabili, o perché manifestano degli aspetti della loro personalità che l’adolescente ammira e dei quali avverte il bisogno. Quando si inizia a pensare a come si vorrebbe diventasse la propria vita e si incontrano momenti in cui si pensa di non farcela, queste figure arrivano in aiuto diventando fonti di ispirazione.

Possono diventare dannosi? Dipende. È necessario differenziare tra un processo di identificazione in cui l’idolo prende il sopravvento su tutto il resto, allontanando dalla realtà, accentrando su di sé tutte le attenzioni fino a far trascurare gli impegni (ad esempio lo studio) e portando all’isolamento sociale, e una sana imitazione, in cui un idolo è imitato in maniera positiva e non si sostituisce alla realtà e alla quotidianità di un ragazzo, ma costituisce solo un esempio verso il quale indirizzare i propri sforzi.

La musica offre un’occasione di confronto.

Torniamo alla musica. Una delle sue funzioni principali è quella di favorire il confronto con gli altri. Con gli amici si condivide un genere musicale preferito che diventa parte della propria identità, permette di riconoscersi nel modo di comunicare, di rapportarsi, nelle idee trasmesse.

Generalmente il genere musicale preferito ha la funzione di favorire l’identificazione in una cultura diversa da quella dei genitori aumentando la coesione del nuovo gruppo di appartenenza, quello degli amici. In quella musica sono racchiusi i loro sogni e i loro sentimenti, è una dimensione con cui si convive continuamente e che consente di dare voce al proprio sentire, di raccontarsi attraverso le parole di una canzone.

L’idea di sé e il processo di rielaborazione dei propri valori in questa età in cui si sperimenta un tentativo di allontanamento dai familiari, la cui discreta presenza è comunque sempre desiderata, dipendono e sono fortemente influenzati dal rapporto con i coetanei che diventano un termine di confronto per sperimentare i cambiamenti in atto. Ma non solo, e non sempre. Può essere anche un modo per affermare la propria identità.

Non è importante avere gli stessi gusti degli altri oppure iniziare ad ascoltare un determinato genere di canzoni solo perché lo fanno tutti – sostiene Susanna – il bello della musica infatti è proprio che ce n’è di tutti i tipi apposta perché ognuno trovi il genere in cui rispecchiarsi. Non ho mai avuto gli stessi gusti musicali dei miei coetanei, sono sempre uscita fuori dagli schemi, adesso tutti ascoltano il nuovo genere che va di moda, la trap, ma a me non trasmette nulla, mi piacciono le canzoni che ti colpiscono semplicemente dalla colonna sonora, senza il bisogno di sentire o capire tutto il testo della canzone perciò ascolto anche musica straniera.

La musica che ascoltano si differenzia spesso da quella degli adulti perché una delle sue caratteristiche deve essere di diventare un luogo in cui gli adulti sono esclusi.

Su questo vertono spesso le preoccupazioni dei genitori, che a fatica riconoscono alla musica dei loro figli il potere di esercitare una qualsiasi influenza positiva. Sarebbe utile soffermarsi ad ascoltare quella musica, le parole di quelle canzoni, considerandole come un messaggio che i ragazzi mandano agli adulti, un tentativo di comunicare loro qualcosa che non si riesce a comunicare in altro modo. Spesso quelle canzoni sono mezzi per veicolare messaggi di un certo spessore, denunce sul mondo e su quello che non va nella società.

Problematiche che sono sentite e che creano apprensione ma che non si hanno gli strumenti per poter affrontare in concreto. E anche questo è un sentimento nuovo: nell’infanzia tutto era possibile, ora si avvertono dei limiti e sentirsi incapaci di affrontarli sgomenta. La musica offre un mondo virtuale in cui rifugiarsi, un mondo dove, se non altro, l’adolescente si sente capito.